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venerdì 25 febbraio 2011

La difficile vita del libro in provincia

Eccovi anche il mio intervento sul dibattito in corso sul Mattino in questi giorni. Buona lettura.

La difficile vita dei libri in provincia

Stefano Ventura


La discussione pubblica che si è articolata a partire dall’articolo su questo giornale di Marco Ciriello su libri, librerie e lettura è sicuramente un bel segno di vivacità.
Per quanto mi riguarda da poco tempo posso narrare un’esperienza personale, oltre che di utente e di lettore, anche di scrittore. Ho avuto quindi l’opportunità di toccare con mano la disparità di mezzi e di risorse che separa la distribuzione e le sorti delle case editrici mainstream da quelle locali e di settore. Tutti gli argomenti che nei vari interventi sono emersi (scomparsa dei libri, povertà di opzioni, distribuzione on line, difficoltà del panorama culturale) sono riferiti in particolare alla città capoluogo. In provincia quegli stessi problemi diventano ostacoli spesso insormontabili, visto che sia le librerie che altri punti vendita specializzati sono rari e vanno avanti con mille difficoltà, a partire da quelle economiche per arrivare alla necessità di accontentare il gusto di massa più che i palati fini.
Però la nostra provincia, anche storicamente, non è povera dal punto di vista dell’offerta quantitativa e di qualità, in diversi settori della produzione culturale legata all’editoria; lo testimoniano i recenti successi di alcuni autori irpini, come Franco Arminio, Franco Festa  e Emilia Cirillo, senza voler far torto ad altri.
Negli ultimi tempi si sono messi in moto anche progetti degni di nota; parlo dei presidi del libro, quello di Avellino e quello dell’Alta Irpinia, che organizzano eventi, presentazioni e momenti di riflessione che hanno proprio il libro, in maniera quasi fisica, come filo conduttore, cercando di dare spazio ad autori locali e contaminare anche altri luoghi, di solito poco esplorati dalle ristrette cerchie intellettuali di provincia. La cosa che lascia ben sperare è che questi presidi sono animati in gran parte da giovani. Anche alcuni poli scolastici sembrano particolarmente reattivi e vivaci. Questi sono espedienti che hanno sicuramente il pregio di cercare l’antidoto a quel disagio culturale individuato da Marina Brancato nei giorni scorsi su queste pagine, e di favorire anche il più potente strumento di marketing editoriale, il passaparola.
Occorre forse saldare meglio le solitudini (come sottolineavano nel loro articolo gli animatori del presidio del Libro di Avellino), le idee e i pianeti della lettura e del sapere, senza magari aspettare che siano per forza le librerie a farsi promotrici di questo. Se si condizionano i gusti dei lettori, il mercato, anche in una piccola provincia come la nostra, dovrà adeguarsi.
A movimentare la situazione contribuirà sicuramente anche una buona dose di novità, attraverso nuovi espedienti (penso al bookcrossing, ad esempio). Per quanto riguarda i canali di distribuzione dei libri in rete, penso che, come tutte le tecnologie, se usate con intelligenza possano far comodo; se in un paesino dell’Alta Irpinia si ha consapevolezza di non trovare facilmente un testo, bisogna per forza ricorrere alla rete (e anche sull’accesso alla rete le difficoltà non mancano). Questo però non esclude del tutto la romanticità di gironzolare tra gli scaffali di una libreria e chiedere consiglio al libraio di fiducia.


5 commenti:

  1. Caro Stefano, visto che l'argomento mi sta a cuore volevo esprimere il mio punto di vista. La mia piccola "inchiesta" è già uscita a settembre sul Mattino. Ma opinioni e ricerca coincidono, casualmente. Nel pezzo che scrissi, poi magari te lo mando, facevo notare (con qualche statistica) come il problema della "non lettura" in provincia fosse riconducibile a cause indipendenti dall'attività delle librerie nostrane. Ovviamente parlo dell'accentramento dell'offerta culturale (Napoli), che in realtà è accentramento dell'offerta commerciale. Ma i piccoli luoghi scompaiono ovunque a beneficio dell'"ipermercato". E' il "progresso", che vuoi fare.

    Siamo un popolo di emigranti noi irpini, e le nostre migliori intelligenze artistiche, o quelle più promettenti, vivono fuori. Così come i potenziali lettori. Avellino si è sempre posizionata in posizioni imbarazzanti sulle vendite dei libri. Ma è normale. Io ho vissuto per 10 anni in mezza Italia. In dieci anni avrò comprato più o meno 500 libri solo nelle varie feltrinelli o nei punti einaudi. Certo ho speso qualcosa anche a Sant'Angelo o Avellino. E come diceva Ciriello (nel pezzo di apertura del dibattito) in provincia mi sono scontrato con titoli limitati. Ma come scrivi oggi ci sono vari modi di procurarsi un volume. Anche dalla piccola libreria.

    Gli spazi di lettura. Posto che non frequento molti "eventi" e presentazioni (preferisco leggere piuttosto che parlare di lettura) credo che il dramma dei libri faccia parte di un discorso molto più ampio in provincia. E che non si possa parlare di libri senza parlare di cinema, musica, arti visive. In provincia manca il traino culturale, questo è il guaio. Ti faccio un esempio. Chi si occupa di cinema non si è mai seduto ad un tavolo per unire le tradizioni del "Sergio Leone" e del "Laceno d'Oro". Avellino non cerca la provincia e viceversa. Ma con un grande evento sul modello Giffoni hai idea di quanti volumi sull'argomento Cinema si potrebbero vendere durante l'evento stesso? E' solo un esempio, vorrei farne altri ma credo che renda bene l'idea.

    La nostra provincia è disunita su tutto, pure sulla cultura. Esistono figure elitarie di intellettuali periferici che non possono avvicinare i giovani ai piaceri dello "spirito". Non lo possono fare perché sono vecchi dentro e perché di strette vedute. Si organizzano puttanate (qui perdo la professionalità) facendo arrivare folli pseudo-compositori dal Nord Europa (neanche buoni per un rave d'altri tempi), invece di puntare sulla coesione/unione di esperienze e persone.

    Vorrei continuare, ma rischio di non rispettare gli standard del web.

    Un saluto
    Giulio D'Andrea

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  2. Ciao Giulio. Ovviamente metto questo spazio o altri spazi web (magari una discussione in qualche gruppo fb, quello del mio libro ad esempio) per riproporre la tua inchiesta.
    Avendo percorsi migratori simili, abbiamo anche parecchie idee e opinioni in comune; anche io ritengo che diveerse volte si ripropone drammaticamente la sindrome del campanile nelle nostre terre, e la cultura non fa eccezione.
    Credo molto, però, nel discorso generazionale, e non si può eludere la grande quantità di giovani, universitari e non, che vivono la doppia beffa; fuorisede altrove, emigrati nel proprio paese d'origine.

    Continuamola questa discussione, magari in altri modi e luoghi, seppur virtuali.

    Stefano

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  3. Beh non sono un conoscitore dei blog, ma posso fare uno sforzo se il tema è stimolante (e questo lo è)

    L'importante è che ogni iniziativa sia utile, non autoreferenziale, propositiva. Non abbiamo bisogno di gruppuscoli ristretti ad Avellino. Non serve contribuire alla frammentazione culturale (il vero male in provincia).

    Ciao
    Giulio

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  4. Il problema esiste e non è di facile risoluzione. Per noi (mi ci metto anche io tra gli amanti della letture) amanti delle librerie, nel momento in cui abbiamo bisogno di un testo, abbiamo voglia di leggere quel determinato libro, ci muoviamo e alla fine riusciamo a trovarlo. Confesso che con grosse difficoltà sono riuscito a trovare a Milano il libro della Cirillo " Una terra spaccata" mentre per il libro di Arminio mi sono dovuto rivolgere ad amici di Teora che me lo hanno recapitato, così è stato per " Non sembrava Novembre". Ma se non fossi stato uno a cui piace leggere, questi libri nella mia biblioteca non ci sarebbero stati. Quindi bisognerebbe invertire il corso delle cose, cioè portare il libro dai lettori, ma questo ha un costo, può una piccola libreria rifornirsi di libri per tenerseli sul groppone? Ricordo che da ragazzino a Teora c'era un centro di lettura che prestava i libri, oggi si potrebbe cercare di creare un circuito di biblioteche comunali ( io stesso sono socio di una delle meglio organizzate http://www.csbno.net/) dove si riescono a trovare testi delle più disparate materie e autori. Ma siamo sicuri che dopo non ci sarebbe il problema di trovare dei lettori? Una domanda forse un po' provocatoria la mia.... ma mica tanto. Certo si potrebbe iniziare a discuterne.
    Stefano, fatti promotore di ....qualcosa, poi gli interlocutori arriverano.
    Vi saluto

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  5. Ciao Nicola, e grazie per la tua testimonianza. il dibattito di questi giorni sul mattino dimostra, secondo me, una sensibilità ad un problema, sono intervenuti in diversi ed è un bene. Io credo che qualcosa si muova, molto poco ma incoraggiante.
    In questi ultimi mesi personalmente ho visto nuovi esperimenti, staremo a vedere.

    Un caro saluto

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