Eccovi anche il mio intervento sul dibattito in corso sul Mattino in questi giorni. Buona lettura.
La difficile vita dei libri in provincia
Stefano Ventura
La discussione pubblica che si è articolata a partire dall’articolo su questo giornale di Marco Ciriello su libri, librerie e lettura è sicuramente un bel segno di vivacità.
Per quanto mi riguarda da poco tempo posso narrare un’esperienza personale, oltre che di utente e di lettore, anche di scrittore. Ho avuto quindi l’opportunità di toccare con mano la disparità di mezzi e di risorse che separa la distribuzione e le sorti delle case editrici mainstream da quelle locali e di settore. Tutti gli argomenti che nei vari interventi sono emersi (scomparsa dei libri, povertà di opzioni, distribuzione on line, difficoltà del panorama culturale) sono riferiti in particolare alla città capoluogo. In provincia quegli stessi problemi diventano ostacoli spesso insormontabili, visto che sia le librerie che altri punti vendita specializzati sono rari e vanno avanti con mille difficoltà, a partire da quelle economiche per arrivare alla necessità di accontentare il gusto di massa più che i palati fini.
Però la nostra provincia, anche storicamente, non è povera dal punto di vista dell’offerta quantitativa e di qualità, in diversi settori della produzione culturale legata all’editoria; lo testimoniano i recenti successi di alcuni autori irpini, come Franco Arminio, Franco Festa e Emilia Cirillo, senza voler far torto ad altri.
Negli ultimi tempi si sono messi in moto anche progetti degni di nota; parlo dei presidi del libro, quello di Avellino e quello dell’Alta Irpinia, che organizzano eventi, presentazioni e momenti di riflessione che hanno proprio il libro, in maniera quasi fisica, come filo conduttore, cercando di dare spazio ad autori locali e contaminare anche altri luoghi, di solito poco esplorati dalle ristrette cerchie intellettuali di provincia. La cosa che lascia ben sperare è che questi presidi sono animati in gran parte da giovani. Anche alcuni poli scolastici sembrano particolarmente reattivi e vivaci. Questi sono espedienti che hanno sicuramente il pregio di cercare l’antidoto a quel disagio culturale individuato da Marina Brancato nei giorni scorsi su queste pagine, e di favorire anche il più potente strumento di marketing editoriale, il passaparola.
Occorre forse saldare meglio le solitudini (come sottolineavano nel loro articolo gli animatori del presidio del Libro di Avellino), le idee e i pianeti della lettura e del sapere, senza magari aspettare che siano per forza le librerie a farsi promotrici di questo. Se si condizionano i gusti dei lettori, il mercato, anche in una piccola provincia come la nostra, dovrà adeguarsi.
A movimentare la situazione contribuirà sicuramente anche una buona dose di novità, attraverso nuovi espedienti (penso al bookcrossing, ad esempio). Per quanto riguarda i canali di distribuzione dei libri in rete, penso che, come tutte le tecnologie, se usate con intelligenza possano far comodo; se in un paesino dell’Alta Irpinia si ha consapevolezza di non trovare facilmente un testo, bisogna per forza ricorrere alla rete (e anche sull’accesso alla rete le difficoltà non mancano). Questo però non esclude del tutto la romanticità di gironzolare tra gli scaffali di una libreria e chiedere consiglio al libraio di fiducia.